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Buon giorno a tutti/e,
eccoci arrivati…, ci siamo: la Quaresima è iniziata e chiede spazio nei nostri cuori.
Per i Cristiani riveste un significato molto importante.
Le origini storiche e il digiuno ci rimandano ai quaranta giorni vissuti da Gesù nel deserto quando, subito dopo il suo Battesimo nel Giordano ad opera di Giovanni il Battista, e prima di iniziare il suo ministero pubblico, visse, esposto alle tentazioni, un lungo periodo di penitenza e solitudine. Il tempo «quaresimale» ha un’impronta chiara di riflessione in preparazione alla Pasqua, solennità centrale e
fondamentale del calendario liturgico, che celebra la Risurrezione di Cristo.
Nella storia del Cristianesimo il numero quaranta ha sempre avuto un significato molto particolare e importante; è un numero ricorrente in modo frequente nelle sacre Scritture.
Rappresenta i giorni di Gesù trascorsi nel deserto ma anche il tempo vissuto con i discepoli dopo la Risurrezione; i quaranta giorni relativi al Diluvio universale, quelli passati da Mosè sul monte Sinai, i quarant’anni trascorsi dal popolo ebraico nel deserto prima di arrivare alla Terra promessa e i giorni che Dio concesse a Ninive prima della distruzione.
Il numero quaranta – 40 – indica il tempo in cui, attraverso una serie di prove e rinunce, ci si può purificare e riflettere sulle proprie mancanze e peccati con la possibilità di ricentrarsi. Anche oggi, come singoli Cristiani e come Chiesa, dobbiamo considerare e proporci di vivere la Quaresima come un sentiero di novità e grazia per essere in grado di vivere una primavera autentica dello Spirito in noi. Può essere un cammino – sentiero ricco di nuove scoperte, un aiuto a rivalutare quello che conta veramente.
Se siamo realmente disponibili può aprire il nostro cuore all’amore di Dio e al prossimo chiunque esso sia, e può strapparci dalla morsa dell’egoismo.
Ma domandiamoci…come possiamo realizzare con il Signore tutto questo? … quali sono i passaggi che dobbiamo compiere?
Può essere importante il digiuno, non solo quello alimentare che potrebbe riportare equilibrio nel nostro organismo, ma soprattutto quello dalle tante parole inutili che pronunciamo e sentiamo oggi:
- digiuno dal fracasso assordante che impedisce la concentrazione e il silenzio interiore;
- digiuno dai “social” che distraggono, ci bombardano e che molte volte rubano tempo prezioso;
- digiuno dalle “cose”, dagli atteggiamenti e dalle scelte inutili per essere capaci a cogliere il bisogno primario di un Cristiano che ha un valore immenso: Dio con la sua presenza, la sua Parola.
È necessario riscoprire la fame di senso, di luce, di fraternità…di speranza in questa Quaresima del Giubileo «evento di grazia» per definizione. Non deve essere un peso o un obbligo in aggiunta alla nostra vita ma un’occasione di rinnovamento e di conversione.
Un secondo passaggio lo possiamo individuare nell’offerta di noi stessi e anche economica, a seconda delle nostre possibilità – ricordo l’attività comune delle tre comunità parrocchiali, San Giulio d’Orta, SS. Nome di Gesù e Santa Croce, impegnate nel progetto n. 31 della Quaresima di Fraternità delle Diocesi di Torino e Susa in favore dell’Istituto dei ciechi “Kékéli Néva” di Togoville, Togo, fondato nel 1984 – che ci aiuta moltissimo a piegarci con il nostro impegno e il tempo donato, verso coloro che vivono nel disagio e che devono essere accompagnati e sostenuti nella fatica del vivere quotidiano per la cronica mancanza di mezzi.
È occasione anche per aprire e ampliare il nostro sguardo sulle ingiustizie e sregolatezze di oggi, che provocano grandi disuguaglianze in tante parti del mondo.
Un ulteriore momento è la preghiera che nasce anzitutto dal desiderio di stabilire una vicinanza filiale e relazionale con Dio, lasciando in disparte formule fredde e vuote.
Questo desiderio è la fiamma autentica della preghiera e la alimenta costantemente, rinnovando il nostro animo e il proposito di vivere in pienezza la vita, dono meraviglioso e gratuito.
La Parola donata che sarà proclamata ogni settimana di Quaresima ci aiuterà a riflettere – come sempre per le prime due, cambiando solo l’evangelista – sull’episodio delle tentazioni e della Trasfigurazione per poi fare riferimento – siamo nell’anno liturgico C – al Vangelo di Luca e Giovanni per i brani che riguardano la pazienza di Dio e la nostra conversione, la misericordia senza confini
con cui veniamo sempre accolti, il perdono che ci apre alla speranza e ci dona la possibilità di ricominciare sempre.
Anche quest’anno ci viene riproposto un percorso «antico» che è però rimedio autentico e buono per curare e guarire il nostro cuore malato e appesantito.
Sono proposte semplici ma efficaci che aiutano a recuperare noi stessi e la relazione con Dio, a ritrovarlo pienamente nella nostra esistenza come fonte di pace vera, gioia e speranza mai delusa.
Ricordandoci vicendevolmente nella preghiera ci auguriamo di vivere un cammino quaresimale di fede autentica, speranza certa e riscoperta dell’importanza, anche in questo tempo di cambiamento, di essere Chiesa chiamata al servizio nell’autentica Carità e nell’unità.
Con stima grande. diacono Mauro De Nicolò.
Preghiamo insieme
” Dio di pace,
tu non vuoi per noi una inquietudine tenace, ma l’umile pentimento del cuore.
Esso è come uno slancio di fiducia che ci permette di deporre in te le nostre
colpe.
E, nella luce interiore del perdono, a poco a poco scopriamo la pace del cuore. “
In febbraio ci hanno preceduto nella casa del Padre:
Passerella Gilberto, De Tomi Alfredo, Gandosio Bruno Lino Paolo, Voltani
Luciano, Vasone Carlo, Diato Silvio Giuseppe, Dimasi Caterina, Trossarello
Maria, Carlone Grazia, Odello Giovanna, Ceolan Graziella

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