È un racconto noto a tutti. I bambini mettono le statue dei magi nel presepio e guardano questi strani personaggi che dal lontano Oriente vanno a cercare Gesù.
I magi vedono una stella e iniziano un viaggio lunghissimo, ma ad un certo punto questa stella scompare.
Scompare quando i magi arrivano a Gerusalemme città del potere politico e religioso.
Per trovarne le tracce i magi si rivolgono addirittura al nemico numero uno di Gesù, a Erode a cui chiedono: “Dove è nato il re dei giudei?”
Erode non sa rispondere e convoca sommi sacerdoti e scribi i quali riescono a scovare
un antico libro nel quale è scritta la profezia sul luogo: Betlemme.
I magi riprendono il viaggio e riappare la stella che si posa sul luogo dove è nato Gesù. Nel luogo del potere politico e religioso la stella scompare: qui non c’è amore.
Che cosa ci dice la festa di oggi?
- Il vangelo racconta la ricerca di Dio come un viaggio, perché non bastano i libri, non basta la cultura, occorre diventare sapienti e mettersi in ricerca di Dio.
- Che i magi sono dei sapienti pagani che spinti da una forza misteriosa vanno alla ricerca di questo Messia. Loro non sono credenti, forse, essendo dei sapienti, avranno letto qualche cosa e nelle loro ricerche avranno visto delle coincidenze misteriose e hanno iniziato a muoversi alla ricerca del nato Messia e dopo averlo incontrato
- ritornano ai loro paesi per raccontare quanto hanno visto e, come i pastori, diventano i veri missionari in ogni parte del mondo: i muri di separazione sono crollati.
- È da pensare che i magi rappresentino una piccola comunità pagana, non cristiana, ma in cammino insieme, attenti alle stelle e attenti l’uno all’altro. Fissando il cielo e fissando gli occhi di chi cammina a fianco, capaci di rallentare il passo sulla misura dell’altro, di porgere il braccio a chi sta facendo più fatica. Basta leggere “fratelli tutti” di papa Francesco.
- Re Erode, i sacerdoti del tempio e tutta Gerusalemme rimangono indifferenti a questo avvenimento: noi come minimo avremmo cercato di capire qualche cosa di più. Invece no. Non si danno pena. Anzi Erode chiama i magi di nascosto perché la sua vera intenzione è di uccidere il bambino.
- Significa allora che non possediamo noi tutta la verità, ma che nel mondo ci sono persone che sono alla ricerca, che si interrogano sul senso della vita, persone degnissime, fratelli come noi anche se non credenti.
- Significa che non possiamo racchiudere Dio dentro ai nostri schemi, Dio è sempre oltre. Dirsi cristiani perché battezzati non è detto che si è credenti. Infatti il Vangelo di oggi ci dice che ci sono i “cosiddetti vicini a Dio che lo rifiutano e i “lontani” che lo cercano. Lo abbiamo letto domenica scorsa nel Vangelo di Giovanni: “venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero”.
- Epifania diventa la nostra festa se ci mettiamo alla ricerca di Dio perché Dio è sempre da scoprire.
Con la festa di oggi terminano le feste natalizie.
Se abbiamo avuto la gioia di contemplare la nascita di Gesù in mezzo a noi, ora siamo chiamati anche noi come i magi a metterci in cammino nelle strade del mondo per andare a scoprire la presenza del Cristo nato fra noi in mezzo alla vita della gente.
Siamo chiamati a verificare il nostro quotidiano alla luce del Vangelo che ci parla del modo di gire di Gesù: di qui l’importanza della partecipazione alla Messa, di partecipazione ai gruppi biblici, al catechismo per i ragazzi perché Gesù è sempre da scoprire.
Non stupiamoci se lo scopriamo sotto le sembianze del povero perché lui non ha scelto di nascere in un palazzo regale, perché è proprio nella povertà che ci rivela il suo volto.
E quindi con coraggio, superando anche momenti di stanchezza entriamo nel quotidiano e cerchiamo di farlo nostro con la forza, con la speranza, con la gioia che ci ha permesso di incontrarlo in questi giorni di Natale.